Una città alla deriva. L’educazione milanese di Alberto Rollo

da | Mar 19, 2024 | La città

Tutte le illustrazioni del tema Città sono a cura di Vittoria CMP

Milano lo vuole? Com’è che si appartiene a una città? Per rispondere a queste domande Rollo impiega 317 pagine, le quali non trattano solo della topografia dei luoghi della vita dell’autore, ma narrano della sua educazione milanese. Un’educazione operaia, legata al mondo delle officine in cui è stato introdotto fin dalla prima infanzia dal padre, figura ambigua ma fondamentale nella vita di Rollo. Una figura che simboleggia il mondo dell’industria, del lavoro, della vita precaria fatta di privazioni, che rappresenta la sua infanzia proletaria. Infanzia che si contrappone alla prima giovinezza e all’età adulta, dominate dalla figura del caro amico Marco, che diventa lentamente punto di riferimento per l’autore. Marco, che con la sua educazione di stampo borghese segna la graduale fuoriuscita di Rollo dalla classe operaia che sa di tradimento nei confronti della famiglia, soprattutto del padre. Due classi sociali che non hanno niente in comune; un cerchio tra “aristocrazia proletaria e borghesia ribelle”.

È sullo sfondo di una Milano sempre più in crescita – che dalla città delle officine, i cui primi monumenti erano proprio le industrie, diventa la città del design – che viene raccontata la vita dell’autore, così strettamente legata alla sua città.  Un’educazione milanese, appunto.

Così viene presentato il ritratto di questa Milano sempre più europea, che però comincia a perdere la sua identità e il suo ruolo di città-madre, in cui l’appartenenza di classe, su cui l’educazione milanese si basa, non ha più importanza, cedendo il posto a una società mista.

Che Milano non abbia mai conosciuto una elaborazione autoctona della sua forma urbis è piuttosto evidente e quando non ha più reagito assimilando ha cominciato a spostare l’accento sul suo essere una città europea, che è un bell’esempio di menzogna-verità servita nel piatto della comunicazione, certo, ma anche nel piatto del cittadino che viene costruendo una identità, fuori dal conflitto di classe.

Cambia il contesto sociale e cambia anche l’urbanistica di Milano, città che ormai si muove all’insegna del marketing, della comunicazione, della moda e di questa fantomatica sostenibilità, a scapito della quale ha lasciato perdere il suo progetto di uniformità urbana: “…una città che acquisisce e somma senza mai diventare città-madre”, dice Rollo.

Non c’è più la Milano industriale di cui Rollo parla nel suo libro. La fine dell’era dell’industria (e il conseguente calo demografico) ha portato alla chiusura delle fabbriche e alla fine di quel sistema urbanistico rigido e austero, quella “gabbia d’acciaio” dentro la quale Milano era chiusa. L’ordine urbanistico di stampo industriale lascia il posto a una situazione sempre più caotica e iniqua. E’ sempre più evidente, infatti, la distinzione e l’isolamento delle periferie, nate insieme all’industria per far alloggiare le famiglie operaie sempre più in crescita, che negli ultimi anni sono diventate sinonimo di segregazione sociale e desolazione. Con la fine dell’epoca industriale e del lavoro, infatti, è venuto meno anche il senso di comunità e di identità che caratterizzava queste zone, “abbiamo perso lo spessore del noi”.

Questo nuovo senso di disordine e di caos si osserva anche nelle opere incompiute della città: sono molti i progetti urbanistici avviati nel corso della storia di Milano, e altrettanti quelli che non sono stati portati a termine; un esempio è quello di Corso Garibaldi, in cui i nuovi palazzi del dopoguerra si contrappongono agli edifici più antichi, producendo un senso di squilibrio.

Milano è diventata la città dell’innovazione, della moda, della creatività; un polo d’attrazione per gli affari e per il turismo. Questo ha portato a inevitabili cambiamenti economici e di conseguenza anche urbanistici; sono tanti, infatti, gli interventi architettonici che sono stati fatti per elevare questa città agli occhi dell’Europa (Bosco Verticale, progetto CityLife) ma anche per riqualificare diverse aree dismesse (Progetto Bicocca). Con l’Expo 2015, inoltre, è cominciato un progetto di mobilità sempre più green e sostenibile: piste ciclabili, introduzione dell’Area C…una serie di misure per rendere questa città più vivibile e per qualificarla agli occhi del resto d’Europa. La situazione attuale appare decisamente diversa da quella della Milano di Rollo, quella del boom economico e industriale.

“Tornavo alla mia educazione milanese proprio mentre la città ne distorceva lo spirito e si ammaccava, si imbastardiva, andava alla deriva”. Non c’è più quell’educazione all’insegna del mondo industriale di cui il libro ci parla; sono altri i valori su cui la città oggi si muove: architettura, moda, design. L’autore stesso lo ammette: “i giovani della nostra generazione sono i primi a vedere le cose con occhi diversi, con occhi nuovi”; occhi nuovi che ci permettono di andare dove chi ci ha preceduto non è arrivato, che fanno sì che questa metropoli caotica progredisca sempre di più, “perché – come disse il padre dell’autore – non torneremo mai più indietro, si ricostruisce per il meglio”.

Bibliografia

Arsuffi Roberto, Urbanistica: la città incompiuta, in “urbanfile”, 2008

Alberto Rollo, Un’educazione milanese, Lecce, manni, 2016

Bigatti Giorgio, Crisi e rigenerazione urbana nella Milano contemporanea, in “CoSMO”, n. 17, 2020